La sindrome del tifoso e una patologia molto diffusa in Italia e i politici di ogni colore lo sanno bene. Si manifesta sovente con fenomeni di intolleranza e irrazionalità, con la tendenza a scendere in piazza e manifestare per questioni marginali e con l’accettare idee contraddittorie, sincretismo. Umberto Eco le avrebbe definite caratteristiche di un sentire pre-fascista (cfr.“ Il Fascismo Eterno”) che alberga negli animi italici. Più modestamente penso siano aspetti deteriori dell’animo umano che in determinate circostanze emergono e vengono immediatamente strumentalizzati. Veniamo per esempio alla polemica tra i Sindaci e il ministro Salvini.
Da una parte c’è il leghista che modifica per decreto le regole di accoglienza per gli immigrati, dall’altra alcuni Sindaci che abbracciano la disubbidienza civile verso quella norma giudicata inumana e pure incostituzionale. So di disturbare le tifoserie di entrambi gli schieramenti ma Salvini e Orlando, sindaco di Palermo e capofila dei sindaci dissidenti, sono due facce della stessa medaglia, entrambi stanno sfruttando a fini politici il dramma degli immigrati. Salvini cavalca con maestria l’insofferenza verso le masse di giovani dalla pelle scura che ciondolano numerosi nelle nostre città, Orlando si erge a loro paladino. Entrambi hanno ragione, dal loro punto di vista, ma dimenticano di affrontare il vero problema posto dal fenomeno dell’immigrazione. L’Italia per anni ha accolto tantissimi immigrati, li ha inseriti nel suo tessuto produttivo e sociale, li ha tollerati, accuditi, integrati senza che si palesassero complicazioni particolari. Solo negli ultimi anni i nuovi arrivi sono diventati un problema e per una semplice ragione: se i giovani italiani, al nord e soprattutto al sud, hanno crescenti problemi di occupazione e di trovare un reddito stabile e soddisfacente ogni forma di concorrenza sociale diventa un problema e si innesca la classica guerra tra poveri. I giovani immigrati al pari degli italiani non hanno prospettive di occupazione ma solo di sottoccupazione o di lavoro nero e bivaccano nei centri di accoglienza o nelle periferie. Il vero problema è la disoccupazione, la sottoccupazione e il precariato che crea tensioni sociali, mancanza di serenità e di speranze e questo fatalmente innesca l’emergenza immigrati. Il problema è il modello economico proposto da trent’anni, indistintamente da tutti i Governi, un modello che favorisce le Élite finanziarie a scapito dei cittadini. In questi anni l’Italia è passata, da quinta potenza industriale del mondo, ad essere nuovamente terra di conquista, una preda coloniale per le sue belle imprese, finite a migliaia in mani straniere. Orlando e Salvini strumentalizzano da posizioni diverse gli effetti del disastro economico che trent’anni di politiche economiche neo-liberiste hanno creato ma non affrontano il problema. Salvini in verità ha dato l’impressione di avere capito la vera natura della crisi, forse per calcolo e per convenienza politica: ha iniziato a prendere le distanze dalla destra berlusconiana, ha indossato le felpe con la scritta NO-EURO, ha trasformato la Lega in un partito nazionale e non stupidamente razzista, ha accolto tra le sue fila economisti dissidenti quali Bagnai, Borghi e altri. Questo testimonia la sua volontà, almeno apparente, di cambiare. Orlando e i sindaci che lo affiancano in questa battaglia sono invece rimasti silenti alle leggi che hanno precarizzato il mondo del lavoro, distrutto il welfare e i diritti dei lavoratori, impedendo allo Stato di svolgere la sua funzione primaria e costituzionale di sostegno all’economia tramite la spesa pubblica e gli investimenti, costringendolo al rispetto di assurdi vincoli di bilancio e privandolo della proprietà della moneta nazionale. Nessuno di loro si è appellato alla disobbedienza civile o ha usato i suoi poteri istituzionali per protestare contro i vincoli di bilancio che hanno impoverito comuni e amministrazioni locali generando ulteriore disoccupazione e causando il deterioramento progressivo delle infrastrutture e del territorio. Vedere questi presunti paladini di sinistra scendere in piazza oggi, su questioni pretestuose, sembra la classica mossa per riguadagnare il terreno perso ma appare finta e opportunistica se si è stati accondiscendenti o complici di quelle politiche che il problema l’hanno generato.Un giovane candidato alla segreteria del PD, Dario Corallo, nel suo programma economico ha smesso di demonizzare il debito pubblico, ma anzi lo ha individuato come la fonte primaria per lo sviluppo e il benessere delle generazioni future, ha smontato il mito dello Spread perché azzerabile in ogni momento dalla BCE, propone di arrivare alla piena occupazione tramite un Programma di Lavoro Transitorio Garantito e finanziato dallo Stato che rilancerà i consumi e la crescita della ricchezza e del benessere. Di questo i telegiornali non parlano dando spazio invece a vecchi arnesi della politica che semplicemente cercano di lucrare sui migranti esattamente come chi i migranti vorrebbe ributtarli in mare.