SKIN HEAD

Roma, Liceo Tesla, primo giorno di scuola, classi ancora mescolate in attesa dell’apertura. Baci, abbracci, sfottò e chiacchiere dopo la pausa estiva. Sguardi curiosi a sottolineare i mutamenti adolescenziali permeanti la folla in attesa. Gli smartphone lavorano a pieno regime scambiando istantaneamente foto,  meme e altri digitàlia.
Una serie di teste chine sugli schermi luminosi, in perfetta sincronia, si alza coreograficamente seguendo l’incedere deciso  di un alunno verso la scalinata d’ingresso. La folla si schiude incalzata dall’aspetto del giovane avanzante. Nessuno lo conosce ma in realtà è ben noto a tutti per la testa rasata e la croce celtica disegnata di rasoio sulla nuca, tra i capelli cortissimi. Il portone della scuola si spalanca proprio in quel momento e la moltitudine viene risucchiata potentemente all’interno rovinando la bella geometria creata dall’incedere del giovane.
Nella V-D  si compete per i posti migliori, quelli in ultima fila, lontani dallo sguardo degli insegnanti, una gara interrotta dall’ingresso inaspettato del rasato. Prende posto sfrontatamente in prima fila, mostrando a tutti, impudico, la nuca glabra e decorata. I volti già noti della classe si guardano interroganti, stupiti dalla presenza aliena tra i banchi.  Bomber nero, jeans scoloriti e aderenti, anfibi, si tratta senza dubbio di una divisa! Basso di statura e magro, determinato e senza un sorriso, tracciano i connotati del suo essere insieme inquietante ed estremista. Mostra però coraggio e resta imperturbabile  agli sguardi squadranti e alle voci mugugnanti. Rappresentanti di classe non si diventa per caso ne si sopportano le lunghe ore nella sezione del Partito senza assaporare la visione del Leader che potresti diventare. Presa da quella visione la ragazza attraversa la classe fino a porsi di fronte all’alieno e gli rivolge addirittura  la parola.

  • Ciao, sono Marta, sei in questa classe quest’anno?
  • Già!
  • E ti chiami?
  • Roberto
  • Abiti da queste parti?
  • Non proprio.
  • Come mai al Tesla allora?
  • Così! Me piaceva venì in un posto tanto famoso.
  • Famoso? Perché? E’ un liceo come tanti.
  • No, è n’posto dove io ce stonavo!
  • Perché?
  • Aoh, me state a guardà tutti come se fossi n’alieno e me lo chiedi pure?
  • E ti meravigli? Ti sei guardato allo specchio? Scusa se te lo dico ma sei il prototipo del fascio estremista.
  • Lo so! Infatti quello sò e me ne vanto.
  • Allora non ti meravigliare se ti guardiamo in modo strano. Abbiamo idee molto diverse, noi siamo sinceri democratici e i fascisti non ci piacciono.
  • A me invece nun me piacciono i fighetti figli de papà, eppure stò qua!
  • E quindi hai deciso de venì a provocà? Te credi de passarla liscia? a Fascio!

A intervenire era stato un ragazzo biondo, alto, atletico e determinato, fattosi avanti dal fondo della classe insieme ad altri due compagni di scorta.

  • Anvedi, è già arrivata ‘a cavalleria. Me devo spaventà?
  • No te ne devi annà! Qua nun c’è posto pe’ i fascisti!
  • Stai a scazza!!
  • E tu stai a far er vago?
  • Nun me te’nculo proprio!
  • Ah ragazzè che te devo dì pe fatte capì che qua nun è aria?
  • E che mi devi dì? Dilla na’ stronzata prima che te va ‘n peritonite!

Di li in poi furono le mani a parlare e il violento alterco fu sedato solo dall’arrivo in forze di professori e bidelli richiamati dai rumori e dalle grida provenienti dalla classe.
Più tardi, un naso ammaccato e un occhio nero, dopo la permanenza d’ordinanza al cospetto della Preside, facevano ritorno in classe dove li aspettavano i compagni intrattenuti dal docente di Storia e Filosofia, il professor Mattei.
Costui era un giovanotto di appena cinquantacinque anni, convinto che un insegnante dovesse contribuire a forgiare cittadini consapevoli e liberi e a fornirgli gli strumenti cognitivi per orientarsi autonomamente nel mondo. Un idealista e un visionario quindi ed era così che i colleghi di solito si riferivano a lui.
L’accaduto gli aveva ispirato da subito una delle sue memorabili e alquanto criticabili lezioni. Ai duellanti, tumefatti e rientranti dalla Presidenza, chiese di non sedersi ai rispettivi banchi ma di posizionarsi ai due lati della lavagna. Poi fece una domanda alla classe:

  • Ragazzi secondo voi, tra Roberto e Marco, chi ha torto?

Ovviamente fu Marta, compenetrata nel ruolo di capo-classe, la prima a rispondere. Il professor Mattei si divertiva a stuzzicarli e, come al solito, la sua naturale controparte doveva essere lei, l’unica capace di reggere le sue provocazioni e la sua ironia fuori luogo.

  • C’è bisogno di chiederlo Prof.? C’è un soggetto con la testa rasata, una croce celtica disegnata sulla nuca, il bomber nero e gli anfibi di ordinanza! Si tratta di una chiara provocazione!
  • Il suo aspetto non mente vero?
  • Certo che no,  ci sbatte in faccia la sua ideologia e questo ci offende. Noi condanniamo il Fascismo e difendiamo la Democrazia.
  • Perché noi oggi viviamo in una Democrazia, giusto?
  • Lo sapevo Professò, sentivamo la mancanza di una sua provocazione? Ebbene Si! Grazie alla lotta partigiana e al sacrificio di tanti italiani oggi possiamo vantarci di vivere in un Paese democratico.
  • E’ vero la mia è una provocazione ma consentimi di portarla fino in fondo: mi daresti una definizione di Fascismo?

Marta restò un attimo in silenzio mentre riordinava i pensieri per rispondere alla domanda con la massima efficacia.

  • Il Fascismo è un regime autoritario, basato sull’imposizione di leggi e regole non scaturite da un processo democratico e imposte con la forza a favore di pochi e a discapito di tutti gli altri.
  • Brava Marta una definizione perfetta, ricordami di metterti un otto sul registro. E tu ritieni che il giovane Roberto incarni tutto questo?
  • Lui questa ideologia la condivide e aspira a instaurare un regime fascista.
  • Giusto, ma perché lo trovi tanto pericoloso al punto da giustificare Marco per averlo aggredito?
  • Perché quelli come lui vogliono far presa sulle masse dei diseredati, sui poveri , i disoccupati, gli ultimi, quelli che abitano le periferie, fino a condurli al sovvertimento dell’ordine democratico.
  • Ritieni che un manipolo di ragazzi, con la testa rasata, siano un pericolo perché sarebbero in grado di fomentare le periferie?
  • Certo, il malcontento, il disagio, la disoccupazione, la miseria rendono attrattivi questi invasati con le teste rasate che inneggiano al Fascismo.
  • Sono d’accordo con te tanto che, a mio parere, il Fascismo, già oggi, in Italia e non solo, gode ottima salute ma non per merito di Roberto e di quelli come lui. Sono personaggi inquietanti certo ma numericamente insignificanti e soprattutto a quel modello di fascismo siamo ampiamente immunizzati.
    Il Fascismo prospera sotto altre forme e le tue parole ne sono la dimostrazione!
  • Colpo di scena Professò, mò il problema sò io?

Marta non arretrava e non rinunciava al suo tono sprezzante.

  • Vedi Marta tu condanni una minoranza colpevole di istigare alla violenza le fasce più indigenti della popolazione fino al sovvertimento dell’ordine democratico mentre ti sfugge il fatto che in Italia, nell’Italia di oggi, queste masse di popolazione, gli indigenti, i poveri, i disagiati esistano nuovamente!
  • E questo che centra con il fascismo e le teste rasate?
  • La dimostrazione che il Fascismo è vivo e vegeto non sta’ nell’esistenza di gruppuscoli che rispolverano i simboli del ventennio ma nell’esistenza di fasce sempre più larghe di popolazione emarginate, impoverite e senza prospettive, nel cuore dell’Europa Unita, nel bel mezzo dell’Occidente ricco e prospero.
  • Faccio fatica a seguirla!
  • Solo un regime totalitario, coercitivo, tirannico e quindi fascista, cioè volto al vantaggio di pochi a discapito di tutti gli altri, esattamente come lo hai definito tu, può avere indotto questa involuzione sociale. Riflettete ragazzi, se osservate le periferie Italiane, quelle dalle quali provengono giovani come il nostro Roberto, una cosa risulta evidente: vaste fasce di popolazione sono state private del diritto costituzionale di vivere serenamente, di avere un lavoro e un reddito, una casa e un’assistenza sanitaria garantiti. Una privazione di diritti di questa portata, un trasferimento di ricchezza così massiccia dal basso verso l’alto, si è potuta ottenere solo con metodi coercitivi e non democratici, quindi fascisti.

In aula il solito brusio di sottofondo era scomparso e nessuno ribatteva alle asserzioni del Professor Mattei. Marta faceva fatica a riacciuffare i suoi riferimenti ideologici per replicare. Dal fondo dell’aula un ragazzo dai capelli neri e ricci con spessi occhiali da miope alzò la mano per intervenire. Giorgio, ufficialmente il primo della classe, non era certo molto popolare ma a lui questo non importava. Il professore Mattei gli fece cenno con il capo di parlare.

  • Perdoni la citazione professore ma tempo fa leggevo un libro di Umberto Eco “ Il Fascismo Eterno” e credo che quanto da lei affermato trovi una conferma proprio nelle parole di Eco.

Un coro di OOOOOOOHHHHH salì all’unisono dal resto della classe. Lo sfoggio di cultura di Giorgio suscitava sempre l’ilarità dei compagni stranamente restii ad apprezzare le sue letture.

  • Zitti ragazzi, lasciate che almeno Giorgio parli a mio favore!
  • A professò mò ce dovemo sorbì pure Giorgio? Te prego!

Adelmo, dall’alto dei suoi cento chili, aveva sentenziato il raggiunto limite di sopportazione della classe a speculazioni troppo ardite. Il professor Mattei non se ne curò, limitandosi a fargli cenno di zittirsi e provocando un ulteriore sprofondamento del ragazzo tra banco e sedia.

  • Giorgio ti riferisci alle parole di Eco che a sua volta cita Roosevelt, giusto?
  • Esatto Professore. Mi sembra che la frase di Roosevelt, citata da Eco, dicesse più o meno così: “se la Democrazia cessa di progredire, migliorando costantemente le condizioni di vita dei cittadini, la forza del Fascismo crescerà nel nostro paese
  • Grazie Giorgio ed in Italia è accaduto esattamente questo ! Lo Stato ha cessato di migliorare le condizioni di vita dei cittadini lasciandoli in balia di chi voleva sfruttarli e impoverirli, istaurando così un regime a favore di pochi e a discapito di molti, quindi intrinsecamente fascista.
  • Professò, ma perché lo Stato ha smesso de fa sta’ bene li cittadini?

Si era appena verificato un evento rarissimo. La lezione sul Fascismo, tenuta in modo così inusuale dal professor Mattei, aveva ridato la parola a De Angelis, l’alunno più taciturno e introverso della classe. Tutti si girarono nella sua direzione non essendo abituati a sentire suoni provenire dal suo banco.
Mattei invece sorrise compiaciuto a conferma della sua teoria che fossero i docenti a dover trovare il modo di andare verso gli alunni e non il contrario.

  • Vedi De Angelis, lo Stato, in questi ultimi trent’anni, ha rinunciato alle sue armi più potenti e si è ridotto praticamente ad essere una colonia dove a comandare sono Entità, per lo più straniere, che non hanno come obiettivo il benessere dei cittadini italiani.
  • Che stai a dì Professò? Mò semo diventati ‘na colonia? E da quando?

Osservo stupito e inaspettatamente loquace De Angelis.

  • Vedete ragazzi l’Italia, aderendo ai Trattati Europei, ha rinunciato alla sua Sovranità Politica e adottando l’Euro, cioè una Moneta straniera, ha rinunciato alla sua Sovranità Economica. Uno Stato senza Sovranità Politica ed Economica di fatto è una colonia.
  • Anvedì professò, gagliardo! Allora sei diventato Sovranista?

A parlare stavolta era stato Marco, posizionato vicino alla lavagna, spalancando, stupito per le parole del professor Mattei, l’unico occhio non tumefatto.

  • Zitto Marco, non divagare!

Gli fece eco Marta, risentita per essere stata troppo a lungo ai margini della discussione.

  • La questione era il Fascismo e là dobbiamo restare. Professore viviamo inconsapevolmente in un regime fascista giusto?
  • L’Italia da anni è soggetta al cosiddetto Vincolo Esterno, rappresentato dai Trattati Europei e dall’Euro, e il Vincolo Esterno è uno strumento di un Governo coloniale di fatto autoritario e fascista.
  • Parole grosse Professore.

Osservò Marta scandalizzata dalle affermazioni del docente, decisamente eretiche alla luce delle sue convinzioni e ancor più della dottrina del suo Partito.

  • A professò e mò che centra stò Vincolo Esterno? E’ il Governo che governa, sennò che ce sta a fa?

Venne in soccorso Marco dalla lavagna.

  • In teoria si ma in pratica il Vincolo Esterno costringe qualsiasi Governo ci sia in Italia ad ubbidire ai diktat europei di stampo neo-coloniale e ad applicare politiche economicamente svantaggiose per il nostro Paese.  Sono queste politiche ad essere intrinsecamente  fasciste e fungono da strumenti di tirannia causando crisi economica permanente, povertà, precarietà e disoccupazione.
  • Sei sicuro professò? Stamattina io me stò a fa na curtura ma te me sa che stai sotto ‘a n’treno!
  • L’effetto di queste politiche è sotto gli occhi di tutti voi! Basta guardarsi intorno e osservare  la distruzione del tessuto industriale italiano e la svendita all’Estero dei nostri asset strategici: le Aziende, i Marchi prestigiosi del Made in Italy e il Know-How italiano.
  • Te prego Professò ma n’do stà ‘a dittatura? Non vedo mica Polizia ne carri armati nelle strade.
  • Non serve! La violenza è ormai un metodo anacronistico e superato, oggi si usano metodi moderni e molto più efficaci.
  • E sarebbero stì metodi?
  • Si possono riassumere in una sola frase: “Strategia dell’Emergenza Permanente”! Serve a terrorizzare e condizionare le masse  e imporre leggi e riforme che normalmente il popolo  rifiuterebbe.
  • Quale emergenza Professò? De che stà a parlà?
  • Pensateci! In Italia da anni si passa continuamente da un’emergenza all’altra. Abbiamo iniziato con quella Economica nel lontano 2008, per passare a quella sanitaria poi alla crisi idrica e oggi a quella energetica. Ad ogni emergenza corrispondono riforme che privano il cittadino di diritti e libertà. Esattamente come in un regime totalitario ma appunto senza bisogno di usare le armi e la violenza. Le uniche vere armi sono la paura e il controllo totale dei mezzi d’informazione e sono sufficienti per condizionare e pilotare le masse.
  • A professò me stai a cojonà? Mò ce sta a dittatura e manco ‘o sapemo?
  • Zitto Marco, smettila di interrompere che lo show non è ancora finito,  vero Professore?

Marta non mollava la presa, morbosamente affascinata dalla sequela di eresie che il docente stava sciorinando il  primo giorno di scuola.

  • Marta ha ragione, non ho finito e vorrei appunto farvi notare che dal 2008 ad oggi, dall’inizio della Strategia dell’Emergenza, il lavoro è diventato precario e non tutelato, con buona pace degli ideali di sinistra, le imprese vengono continuamente delocalizzate, la disoccupazione non accenna a diminuire e addirittura i cittadini sono stati rinchiusi per mesi in casa e obbligati a trattamenti sanitari obbligatori pena la sottrazione dello stipendio. In altri tempi si sarebbe chiamata discriminazione e avrebbe richiamato alla memoria le famose leggi razziali del ventennio ma oggi no, è diventato tutto normale.
    Oggi, grazie alla paura legata all’emergenza del momento e al controllo totale dei mezzi d’informazione, fanno sembrare normale persino dovere ridurre il riscaldamento nelle case e l’eventualità di possibili conflitti nucleari. Tutto questo non è forse la prova dell’esistenza di un regime totalitario e fascista che nel dispregio dei valori Costituzionali opera invece indisturbato sotto gli occhi di tutti?
  • Quindi ce stanno a fregà Professò? L’Italia, a Patria nostra, è sotto attacco? E saremmo noi, quelli de Destra, il pericolo? Quelli ce se magnano vivi, ce stanno a fregà tutto, senza manco bisogno de sparà un colpo e noi invece di protestà e fà valè i nostri diritti, stamo a litigà tra de noi come i fregnoni?

La voce di Roberto, rauca e quasi soffocata dalla rabbia, ebbe l’effetto di tacitare la classe ormai destabilizzata.
L’allargamento della forbice tra le Élite ricche e il popolo, sempre più povero e disperato, stava sotto gli occhi di tutti e rendeva terribilmente plausibili le parole del professor Mattei che continuò indisturbato:

  • Proprio così Roberto, ce stanno a fregà! lo spettro del vecchio Fascismo, quello con il manganello e l’olio di ricino, a cui tu ingenuamente e sconsideratamente ti inspiri, viene agitato ad arte per nascondere il regime totalitario già in essere. Il vecchio fascismo invece, lo rivedremo se e quando i cittadini, stanchi e stremati dalle privazioni e dalle sofferenze, a un certo punto oseranno ribellarsi. I reparti di Polizia, in assetto antisommossa, con i manganelli e gli idranti, saranno allora chiamati a sedare le rivolte di chi, avendo perso tutto, lavoro, serenità e speranze scenderà in strada per protestare inerme, ma sarà stato etichettato nel frattempo come sovversivo.

Il suono della campanella segnò la fine dell’ora e il professor Mattei mise fine alla lezione non senza aver prima preteso da Roberto e Marco che si stringessero la mano e promettessero di riflettere prima di scatenare nuovamente una guerra tra uguali.
Più avanti, nel corso dell’anno scolastico, molti cambiamenti avvennero nella classe e il professore Mattei li aveva discretamente  assecondati tutti, compiaciuto ma senza darlo troppo a vedere. In particolare il primo banco adesso era occupato da due giovani, uno con i capelli lunghi e biondi e l’altro con i capelli ormai folti e neri.
Non erano invece visibili segni di recenti colluttazioni sui loro volti.

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